Rivelazioni Inattese
by Michele Fuoco
L'ansia gioiosa del viaggio e la malinconia del congedo, il
sentimento di meravigliata attesa, il desiderio di evasione, l'esultanza
di ciò che sta per accadere ma anche la coscienza della fugacità e il
senso del transitorio, il turbamento di fronte all'imprevisto scorrono
attraverso gli Aeroporti di Paolo Cristiani che indaga, con lucida
consapevolezza e volontà di analisi, su luoghi di complessità e anche
contraddittorietà, simboli di cambiamento della società, segni
inconfondibili del progresso.
Luoghi di avveniristiche ma anche
incombenti strutture, che l'artista carica, con un linguaggio
estremamente avvertito, di aspetti di visionarietà, perché accanto alla
componente mimetica è operante una componente tendente a creare una
sorta di atmosfera di gigantismo che determina momenti di ansiosa
interrogazione, o minaccia di soffocare l'inviduo in uno spazio di
smarrimento, di inquietudine.
Le scelte linguistiche e stilistiche
rispondono alla volontà di rappresentazione condotta ben dentro il
concreto terreno della cronaca, delle vicende quotidiane, come della
stessa "storia" dell'artista che è anche ingegnere, scultore e
fotografo. Così l'immagine pare rivendicare, da una parte, il primato di
una rigorosa analisi architettonica che mantiene un tono
particolarmente pacato e solenne e, dall'altra, il singolare "taglio" di
ambienti fondato, in un ordito di coinvolgenti relazioni, su un'intensa
energia descrittiva che l'occhio fotografico passa al filtro delle
ricerche più attuali ed eleva sull'altare dell'estetico e della
partecipazione emotiva. Ma per un piccolo mondo di varia umanità, come
gli aeroporti, è necessario allargare il ventaglio degli elementi
generatori oltre la concretezza delle cose, con abili innesti anche
fantastici che garantiscano l'elevatezza dell'impianto dell'opera. Un
impianto accortamente preparato e saldamente unitario nella tecnica,
capace di delineare un'aura diversa in uno spazio di illusione e di
tensione in cui si trovano i viaggiatori.
L'interesse descrittivo è
polarizzato su quanto nelle strutture degli aeroporti c'è di
meraviglioso e di strano, mentre i loro legami precisi che
individuerebbero in modo chiaro l'ambiente rimangono talvolta
imprecisati, perché lo spazio possa trattenere qualcosa di indefinito ed
avverare la sospensione di senso, il carattere di rivelazione inattesa.
Ogni particolare riceve una vivace ingegnosità, una risonanza di
allusioni e di contrasti che nascono dal desiderio dell'artista di
evadere da una prevedibile e logora pittura figurativa che si trascina
stancamente nei lavori di molti autori contemporanei. Un desiderio che
riflette quello di fuga dalla realtà, dalla noia di gesti e atti sempre
uguali che nasce nel viaggiatore.
Di un diverso recupero d'immagine
si connota, quindi, l'opera di Cristiani che palpita di sensi
molteplici, con luci ed atmosfere che mirano ad incorniciare momenti di
precisi rituali, di azioni di personaggi abbandonati ad una strana
indifferenza che non è incompatibile con il desiderio, persino ardente,
di evasione.
L'artista ama collocarsi dentro il flusso della vita,
per cogliere le voci di una multiforme esistenza. Ma l'assunzione del
tema Airport invece di produrre un maggiore avvicinamento al reale,
sembra accentuarne la lontananza, il distacco. Infatti si può notare che
per l'artista tutto ciò che succede non costituisce un evento nella
realtà, ma solo nella pittura, come in una città invisibile. Il che pare
aprire porte di comunicazione con la letteratura, stabilendo una
sottile trama di corrispondenze proprio con la scrittura di Italo
Calvino (cui Cristiani ha dedicato, una decina di anni fa, un ciclo di
opere) che a poco a poco si rende conto che tutto ciò che succede non
costituisce un evento nell'universo, ma solo nel libro.
Con una
sapiente tecnica combinatoria di temi e di forme selettive l'artista,
spostando l'obiettivo sul contenuto di un linguaggio quasi concettuale,
trasferisce, in una coralità d'immagine che manifesta un insieme di
sorprese, le vicende fuori della realtà. Ne strappa il velo per
rivelare, nel vivo di una rappresentazione anche con cifre fantastiche,
tenute a freno da una volontà tutta intelluale, un mondo stupefacente, e
per affrontare il processo di conoscenza di una tranche de vie che
acquista valore di esperienza e di scoperta, dove è ancora possibile,
con lo studio e la comprensione delle differenze di costumi e civiltà,
un viaggio di ricerca dell'identità dell'uomo, inteso come un ancor più
forte centro di attrazione. Un viaggio di incontri straordinari
ricondotto ad una meditazione sulla illusoria avventura umana.
Michele Fuoco
Copyright ©ADACARTE
Brano tratto da “Aeroporti” di Paolo Cristiani. Edizione Fiera Milano SpA